JOAN MIRO’. Blu al cubo
Il quadro deve essere fecondo. Deve far nascere un mondo.
Artista multidisciplinare e instancabile sognatore, Joan Mirò è una delle personalità di maggior spicco del Novecento. La sua ricerca, contemporanea al flusso rivoluzionario delle Avanguardie artistiche, si avvale di un’inesauribile e proficua sperimentazione, che trascinerà la sua intera esistenza alla scoperta di un linguaggio universale.
Influenzato dalla sintesi formale cubista e dall’automatismo psichico del Surrealismo, Mirò si distingue sia per la ribellione nei confronti dei tecnicismi, sia per lo sguardo immaginifico con cui contempla il mondo, unito a un particolare trasporto nei confronti della sua terra d’origine. Di grande ispirazione per l’artista furono infatti le pitture rupestri della grotta di Altamira e le opere cattoliche catalane, le quali plasmarono il suo inequivocabile spiritualismo, in sintonia con un’esistenza profondamente ispirata e una sensibilità chiaramente poetica.

Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou
Il Trittico Blu è un’opera della maturità dell’artista e che probabilmente meglio sintetizza la sua intera carriera. Nonostante si sia sempre mosso ai margini estremi del figurativo, le tre grandi tele (355 x 270cm), dipinte in un solo giorno, il 4 marzo 1961, giungono ad un livello di astrazione senza precedenti. Colore, punti e linee si orchestrano sinergicamente, rendendo ogni elemento necessario all’equilibrio della composizione.

Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou
Tutto d’un fiato dunque l’enorme superficie si colora di BLU, di un blu-azzurro brillante e gravemente intenso, a traduzione della sua più sincera interiorità psichica. Libero da elementi riconoscibili, l’ampia distesa monocromatica è solcata solo da linee e punti rossi e neri: presenze essenziali, germinali, simili a cellule immerse in un brodo primordiale – in una dimensione a-spaziale e a-temporale che testimonia un viaggio a ritroso fino all’origine del tutto, alla nascita della vita stessa.

Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou
Quella di Mirò è una narrazione fatta di segni più che di immagini, composta da un alfabeto misterioso e universale che comunica con la voce più intima di ognuno di noi, quella dell’io-libero, bambino, che vede, sente, comprende con gli occhi sinceri dell’immaginazione.
Articolo a cura di Maria Chiara Pernici
La rubrica SGUARDI SULL’ARTE nasce come spazio di contemplazione, come ripristino del silenzio e del tempo propri dell’Arte. Incontrare un’opera implica una pausa, una frattura: apre una finestra, un varco – un vortice relazionale intimo e condiviso.
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