JOAN MIRO’. Blu al cubo
Il quadro deve essere fecondo. Deve far nascere un mondo.
Artista multidisciplinare e instancabile sognatore, Joan Mirò è una delle personalità di maggior spicco del Novecento. La sua ricerca, contemporanea al flusso rivoluzionario delle Avanguardie artistiche, si avvale di un’inesauribile e proficua sperimentazione, che trascinerà la sua intera esistenza alla scoperta di un linguaggio universale.
Influenzato dalla sintesi formale cubista e dall’automatismo psichico del Surrealismo, Mirò si distingue sia per la ribellione nei confronti dei tecnicismi, sia per lo sguardo immaginifico con cui contempla il mondo, unito a un particolare trasporto nei confronti della sua terra d’origine. Di grande ispirazione per l’artista furono infatti le pitture rupestri della grotta di Altamira e le opere cattoliche catalane, le quali plasmarono il suo inequivocabile spiritualismo, in sintonia con un’esistenza profondamente ispirata e una sensibilità chiaramente poetica.
Il Trittico Blu è un’opera della maturità dell’artista e che probabilmente meglio sintetizza la sua intera carriera. Nonostante si sia sempre mosso ai margini estremi del figurativo, le tre grandi tele (355 x 270cm), dipinte in un solo giorno, il 4 marzo 1961, giungono ad un livello di astrazione senza precedenti. Colore, punti e linee si orchestrano sinergicamente, rendendo ogni elemento necessario all’equilibrio della composizione.
Tutto d’un fiato dunque l’enorme superficie si colora di BLU, di un blu-azzurro brillante e gravemente intenso, a traduzione della sua più sincera interiorità psichica. Libero da elementi riconoscibili, l’ampia distesa monocromatica è solcata solo da linee e punti rossi e neri: presenze essenziali, germinali, simili a cellule immerse in un brodo primordiale – in una dimensione a-spaziale e a-temporale che testimonia un viaggio a ritroso fino all’origine del tutto, alla nascita della vita stessa.
Quella di Mirò è una narrazione fatta di segni più che di immagini, composta da un alfabeto misterioso e universale che comunica con la voce più intima di ognuno di noi, quella dell’io-libero, bambino, che vede, sente, comprende con gli occhi sinceri dell’immaginazione.
Articolo a cura di Maria Chiara Pernici
La rubrica SGUARDI SULL’ARTE nasce come spazio di contemplazione, come ripristino del silenzio e del tempo propri dell’Arte. Incontrare un’opera implica una pausa, una frattura: apre una finestra, un varco – un vortice relazionale intimo e condiviso.