La forma irregolare e la grana spessa della sezione centrale del quadro rappresentano una distorta figura femminile. Il dipinto è stato realizzato incollando carta sulla tela, su cui l’artista ha passato una spessa pasta con la spatola. Le zone colorate sono state poi ottenute applicando i pigmenti in polvere fissati sulla tela con vernice. Fautrier iniziò a lavorare con questa tecnica nel periodo più creativo della propria attività, quando la sua ispirazione era concentrata sugli orrori della guerra. Forse sviluppò un procedimento così impegnativo e laborioso per esprimere con energia le emozioni suscitate in lui dalla situazione mondiale. La pennellata libera e la pesante grana della superficie collegano Fautrier con il movimento dell’arte informale. Di origine francese, il pittore trascorse l’infanzia a Londra, dove si iscrisse a 14 anni di età alla Royal Academy School. Fu molto attivo per tutto il corso della carriera e realizzò anche disegni, acqueforti e sculture.
”Sarah” Jean Fautrier, 1943. Olio su carta montata su tela (116×89 cm), collezione privata
Fonte: ”The Art Book” – Mondadori
Voce e video: Irma Borno alias ”Il Cappello di Irma”
Marino Marini nasce a Pistoia nel 1901. Scomparso poi a Viareggio nel 1980, ancora oggi è considerato uno tra i massimi esponenti nel panorama artistico internazionale del XX secolo.
Un fitto intreccio di radici, tra tradizione e propria identità culturale, accompagnerà il suo intero e intenso operato artistico.
“Tutta l’arte è suggestione”. Così Marino Marini descrive il vivido rapporto che inevitabilmente e necessariamente viene a crearsi tra uomo, arte, vita. E’ questione di incontri tra opposti, affini e complementari: tradizione e innovazione, forma e colore, “cavallo e cavaliere”.
Fascinazioni scaturite dal passato, dalle pitture rupestri alla monumentale scultura egizia, l’arcaica cultura etrusca, la scultura lignea tra ‘300 e ‘400, la pittura di Piero della Francesca e del Verrocchio, vengono riproposte in chiave totalmente innovativa, contemporanea. Non esiste tempo o spazio definito nell’arte: essa abita, vive ogni epoca, ogni luogo.
“Dipingendo si prende un’armonia, una certa forma; la si cerca, la si ricerca… cosa diventerà?”
Il principio artistico, e probabilmente esistenziale, di Marini è proprio questo: il mutamento, il rinnovamento delle forme, dello spazio, di sé. La prima parte della sua vita è infatti propensa alla pittura, al colore, diretta testimonianza del sentire, dell’emozione di un momento. Successivamente sposterà la sua attenzione sulla scultura, dovuta all’esigenza di ricercare e dare forma allo stesso sentire. Sarà poi l’incrocio, l’incontro, il dialogo tra queste due espressioni, concretizzate nella scultura dipinta (altra fascinazione dall’antico) a caratterizzare la poetica dell’artista, il quale rincorrerà e reinventerà per tutta la vita sé stesso e la sua arte.
CAVALLO E CAVALIERE
“Cavallo e cavaliere”, 1936
“Piccolo cavaliere”, 1946
“Monumento equestre”, 1957-58
Tema ricorrente nei secoli tra arte e cultura, per Marini “cavallo e cavaliere” rappresentano l’incrocio, l’incontro tra due forze, forme opposte (il cavallo orizzontale e l’uomo trasversale) necessarie all’equilibrio, all’armonia reciproca. L’artista infatti percepisce i due soggetti insieme, e le forme in generale, come risonanze architettoniche, orchestrate in un ritmo musicale che genera pathos, la massima potenzialità espressiva scaturita dal dialogo tra antico e moderno.
Dal punto di vista stilistico vediamo come lo scultore nel corso degli anni, pur rimanendo fedele allo stesso soggetto, lo rinnova, lo re-inventa continuamente, nella forma e nei significati.
Principio comune alle tre versioni è sicuramente quello dell’essenzialità formale, ispirato a un’arte originaria, primordiale, accentuata più profondamente nel ‘’Piccolo cavaliere’’, dove i segni sulla superficie della materia alludono alle antichissime incisioni rupestri.
Interessante è poi notare come le forme si trasformano nel corso del tempo, dall’iniziale nitidezza alla libera frammentazione degli ultimi anni, testimone di un cambiamento epocale e naturalmente interiore.
POMONA
“Nudo di Pomona”, 1935
“Pomona”, 1940
“Pomona”, 1949
Marini nelle sue “Pomone” incarna simultaneamente la seduzione della femminilità contemporanea con quella classica. La nervosità del segno (nel primo disegno) ci dona in maniera fresca, instantanea, la plasticità del corpo; mentre il colore informale dello sfondo nella “Pomona” dipinta incontra la fisicità essenziale ma possente della figura. Lo spazio convenzionalmente impercettibile, qui si palesa in maniera densa, concreta e si impone sulla donna, il cui isolamento emozionale ci raggiunge e ci coinvolge. Il colore incontra poi, nella “Pomona” scolpita, la forma, rievocando l’antico, originale legame tra la pittura e la scultura, tra il colore e il corpo: espressione e fisicità. L’uomo ha da sempre sentito (si pensi ai riti tribali, sacri) l’esigenza di dare colore alla propria esistenza, al fine di renderla vivida, viva e comunicabile, condivisibile.
RITRATTI
“Autoritratto”, 1942
“Ritratto di Manuel Gasser”, 1945
“Ritratto di Marc Chagall”, 1962
Anche qui pittura e scultura dialogano armonicamente: fluidità e consistenza all’unisono. Il colore dona alla forma vitalità, verità; la forma conferisce al colore corpo, presenza. Il tema del ritratto è molto caro allo scultore, in quanto testimonianza concreta di individui, del loro proprio legame col mondo e dello stesso legame tra l’artista ed ognuno di essi. Marini realizzò innumerevoli ritratti dedicati a celebri personaggi del secolo scorso, attivi nell’arte a trecentosessanta gradi; attivi nel mondo, per il mondo.
Testo a cura di Maria Chiara Pernici
Voce e video: Irma Borno alias ”Il Cappello di Irma
Fonte: www.italia.it
Voce e video: Irma Borno alias ”Il Cappello di Irma
Musica: Autumn Day di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/